Utopie: Quando i sogni diventano verità Gianluca Grillo, utopista pragmatico


“Utopia pragmatica”, è "la capacità di raggiungere realmente un obiettivo pratico”, la definizione di un oggetto che abbia funzioni, utilità, servizio, che incida non solo sulla fantasia delle persone, ma anche e soprattutto sulla loro vita quotidiana, stabilendo però un forte rapporto con l’immaginazione.

L’utopia tiene insieme i fatti dolorosi e la fantasia riparatrice, cioè la storia contemporanea e la congettura intellettuale; in altre parole, compie l’operazione retorica adatta a mettere in forma questo binomio – una forma, notiamo, che sempre capovolge ironicamente la Storia, tramutandola in Utopia. Implicito o esplicito, tale modello è presente in tutti i tentativi di costruire l’utopia: l’Abbazia di Thelème del Gargantua et Pantagruel di Rabelais non esiste senza la Chiesa dispotica e ipocrita del ’500; nel Don Quijote di Cervantes, il regno breve e liberatorio di Sancho Panza non esiste senza l’arroganza di un’aristocrazia in declino che crede di beffare lui, beffando, in effetti, se stessa; l’idillio arcadico di Basilius non esiste senza la ribellione dei villani nell’Arcadia di Sidney; infine, il sogno di Gonzalo non esiste senza il ribollire del tradimento e della passione omicida degli altri naufraghi nella Tempesta di Shakespeare. Anche la distopia segue questa opposizione di concreto e ideale: nessuno può negare che My di Zamjatin, o Brave New World di Huxley, o 1984 di Orwell siano costruiti sulla falsariga di eventi storici noti ai più, o addirittura portati allo scoperto proprio con l’aiuto, e grazie al funzionamento, dell’allegoria utopica.

Storia e Utopia appaiono oggi conciliabili non nella forma dell’evento, ma nell’equivoco di una metafisica, astorica stabilità del pensiero, equivoco creato dalla separazione delle competenze, nella difesa a oltranza della divisione del lavoro. Ora però è necessario inventare una nuova conciliazione, ristabilire un patto. Dobbiamo saperci opporre alle delusioni che ci procura la Storia, e dobbiamo restituire all’utopia il pieno ruolo di evento, che è tale solo in relazione alla storia che incontra, che determina. Dobbiamo prendere atto che il desiderio deve tornare in campo, e la lotta deve tornare in campo. Solo così Utopia e Storia si possono riconciliare.

19Ed ecco ritornare dall’esilio cui l’aveva mandata il pensiero unico quell’U-topia che ci sembrava così anemica, così sfuggente, ora ricostituita dalla progettualità ancora aperta a ciascuno di noi; e in termini non tanto diversi da quelli che la Storia le ha da sempre consegnato.

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